Il moscato e il vino nella storia di Momiano

L’Università popolare aperta di Buie  nell’ambito del ciclo di conferenze “Il Castello Rota a Momiano”  ha organizzato per venerdì 2 ottobre l’incontro   dedicato al tema “Il moscato e il vino nella storia di Momiano” relatore il professor  Denis Visintin (nella foto un momento della conferenza).

La Voce del Popolo nel numero del 5 ottobre ha pubblicato un articolo a firma di Daniele Kovačić con il   resoconto della giornata che riportiamo a seguire.

MOMIANO | Forti del successo riscontrato dal primo ciclo di conferenze sul castello di Momiano, gli organizzatori (l’UPA di Buie, in collaborazione con la Città di Buie e la CI di Momiano), hanno avviato la seconda tornata di incontri. “Il Moscato e il vino nella storia di Momiano”: questo il titolo proposto dallo studioso buiese Denis Visintin, che ha percorso cronologicamente la storia della viticoltura a livello globale, per poi concentrarsi sul pregiato vino momianese e sulla sua diffusione. All’archeologa buiese Tanja Šuflaj, curatrice del Museo etnografico dell’UPA, il compito di introdurre la serata.

Visintin è partito dalle origini per arrivare ai giorni nostri. Prima della vite che conosciamo oggi, nell’Era terziaria (da 65 a 1,8 milioni di anni fa), c’erano delle piante del genere botanico “vitis”, antenata dell’odierna “vitis europea”. Si pensa che la vite si coltivasse già nel Mesolitico (tra i 10 e gli 8mila anni fa). Dal III millennio a.C. la coltivazione della vite non avrà il solo scopo di produrre uva. Nascerà la vinificazione e si svilupperà soprattutto in Italia nell’età del ferro, tra la fine del II, e l’inizio del I millennio a.C. I documenti fanno riferimento all’uva zampina o lambrusca, di cui l’omonimo vino famoso ancora oggi. Nel Basso Medioevo (XI-XV sec.) nascono vitigni come la Malvasia, la Vernaccia, il Trebbiano, il Greco e la Ribolla. Dal XV al XVI secolo Venezia gode del primato di maggior mercato di vini nel Mediterraneo. Tra le varie testimonianze abbiamo quella del 1498 di Cristoforo Colombo, che porta alla regina Isabella il prodotto delle viti indigene cubane. Nel 1494 viene coltivato ai Caraibi, qualche decennio più tardi nel Messico e nel 1655 a Capo di Buona Speranza. È con questi spostamenti che proliferano le prime malattie della vite e quindi anche la solforazione. Si registrano un’epidemia di Oidio (nel 1852) a Matterada, una di Fillossera (nel 1872) sulla collina di Casanova presso Isola. La Peronospora in Istria viene registrata per la prima volta nel 1878.

Certificazione di origine protetta

Il vino che rappresenta Momiano oggi è senza dubbio il Moscato, che di recente ha anche ottenuto la certificazione di origine protetta DOP. Visintin riporta un’ipotesi, purtroppo non documentata, di comparsa del Moscato a Momiano, datata nel 1200. Lo avrebbero portato per la prima volta dei contadini friulani. Sarà Carlo De Franceschi a citarlo nel 1879 nella sua “Descrizione del Margraviato d’Istria”.

Sappiamo della presenza del Moscato momianese sulle tavole imperiali asburgiche e nobiliari veneziane. Più tardi si ha certezza della sua presenza alla “Prima esposizione provinciale istriana” a Capodistria nel 1910. In quell’anno partecipano Valentino Piccoli e Giovanni Sfecich con i loro vini. Nel 1928, in occasione del matrimonio tra il principe Umberto di Savoia con la principessa Maria Josè del Belgio, fra gli altri vini istriani inviati in regalo per la cerimonia, viene scelto il Moscato momianese prodotto da Mariano Gottardis. Nel 1929 il Moscato di Aldo Gianolla viene premiato con la medaglia d’oro alla mostra enologica di Parenzo. Nel 1935 all’EXPO di Bruxelles viene conferito al Moscato di Momiano un “Diploma d’onore” alla Cantina dell’Istituto agrario di Parenzo che lo esponeva, assieme al moscato rosa parentino. Il Moscato di Momiano è presente ai brindisi presso il Circolo della stampa di Roma e nelle stanze del Vaticano.

La prossimo conferenza “Stare cum loco et foco. La popolazione del Castello di Momiano”, del prof. Dean Brhan, si terrà il 6 novembre.

Daniele Kovačić

(Tratto da: La Voce Del Popolo, Edizione Online del 5 ottobre 2015)